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Dall’Introduzione di Girolamo Cusimano
Il termine paesaggio, la cui prima elaborazione concettuale in senso scientifico si deve far risalire all’opera di Alexander von Humboldt, è ritornato da alcuni decenni al centro di un rinnovato e vigoroso interesse da parte di numerose discipline accademiche. Dalle scienze del territorio a quelle ambientali, dalle discipline etno-antropologiche alle humanities in senso lato, sembra che nulla riesca a fermare la marcia trionfale di un concetto che è passato senza traumi dagli ambiti della ricerca all’uso massiccio nei mass media, nella politica, nella programmazione economica e infine nel parlare quotidiano.
Forti della lezione heideggeriana sulla necessità di prendere in carico molto seriamente tutti gli usi che i parlanti fanno di uno specifico termine nei loro linguaggi (da quelli tecnico-scientifici a quelli del banale discorrere), riteniamo che l’uso e persino l’abuso del paesaggio ci debba far interrogare più sul perché di tale fenomeno che sulla questione ontologica della sua perimetrazione concettuale.
Mi sembra possibile avanzare l’ipotesi che il paesaggio svolga nell’attuale fase storica di transizione, al limite tra modernità e post-modernità, un ruolo chiave sul piano ideologico, quale strumento comunicativo capace di dare voce all’avvertito bisogno delle culture dell’Occidente di costruire una nuova immagine del mondo, riflesso di una umanità ben consapevole della fine dell’universalismo etnocentrico del progetto illuminista e del lento e inesorabile emergere di un cosmopolitismo multicentrico e tollerante.
Se, come ha argomentato Augustine Berque nel suo “Le ragioni del paesaggio”, il termine si radica profondamente nella storia del pensiero occidentale prima che in quello del pensiero geografico e scientifico in genere, è proprio nelle radicali trasformazioni dei rapporti tra uomini e ambiente naturale e tra società e società che la difficoltà di una definizione univoca del concetto di paesaggio assume i connotati di una forza potenziale piuttosto che di un limite epistemologico. La teoria di Manuel Castells, circa il ruolo centrale che la rivendicazione identitaria ha assunto nel mondo della civiltà dell’informazione e della globalizzazione economica, ci offre un percorso interpretativo decisamente suggestivo per recuperare, in positivo, la difficoltà di chiudere dentro i confini di una teorizzazione forte la poliedricità semantica del termine paesaggio.
ISBN | 9788899312794 |
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Autore | a cura di Giovanni Messina e Lorenzo D’Agostino |
Anno | 2021 |
Pagine | 368 |
Casa Editrice | Nuova Trauben |
Collana diretta da Leonardo Mercatanti
Geografia Culture e Società n. 5
A cura di Giovanni Messina e Lorenzo D’Agostino
Indice
Girolamo Cusimano
Introduzione: Paesaggio tra percezione e estetizzazione. Ieri e oggi
Paesaggi, cultura e luoghi
Giulia de Spuches
Il paesaggio e la nazione plurale: The Adventures of Priscilla Queen of the Desert
Donatella Privitera
Esplorando i paesaggi artici: un viaggio tra il virtuale ed il reale alla ricerca dell’aurora boreale
Gian Luigi Corinto
Opera lirica e spazio: aveva ragione John Cage?
Salvatore Cannizzaro, Deborah Scuto
Il primato della cultura nello sviluppo turistico sostenibile
Anna Maria Pioletti
La montagna: alcune riflessioni sui paesaggi delle terre alte
Stefania Palmentieri e Maria Ronza
Tecnologie innovative per il paesaggio: la realtà aumentata
Giuseppe Terranova
Geopolitica del paesaggio globale: tra pandemia e rivoluzione digitale
Caterina Barilaro
Paesaggi emozionali dell’arte. Antonello e la sua Messina
Paesaggi di carta
Teresa Graziano
Media(land)scapes: paesaggi e nuove tecnologie
Francesco De Pascale
Paesaggi nei mondi virtuali e neogeografia. “Il mio spazio vissuto”:
una mappatura delle testimonianze di quarantena durante il lockdown in Italia
Stefano De Falco
La soggettivazione del paesaggio mediante la realtà aumentata. Un focus sulle mappe ontologiche
Monica De Filpo
Gli strumenti per la rappresentazione del paesaggio tra tradizione e nuove tecnologie
Giovanni Messina
Nel segno della carta
Paesaggi letterari
Lorenzo D’Agostino
Pinocchio Breve geografia di un burattino
Matteo Meloni
Ritorno a Luino. Il lago e la frontiera nella poesia di Vittorio Sereni
Enrico Nicosia
La rappresentazione (geo)televisiva dei paesaggi (geo)letterari del Commissario Montalbano di Camilleri
Paesaggi filmati
Sandro Privitera
Da L’Italia vista dal cielo: Sicilia (1970). Una nuova visione geografica dell’iconema Sicilia
Maria Teresa Mara Francese
Mulan (Disney), ovvero la Grande Muraglia non è sufficiente per descrivere il paesaggio culturale cinese
Agnese Dalmazzo
Geografia e percezione: l’immaginario dei paesi scandinavi attraverso i film di animazione Frozen
Paesaggi del gaming
Leonardo Mercatanti
Geografia e game studies. Convergenze e opportunità
Gaetano Sabato
Paesaggi e virtualità: il caso dei videogiochi open world
Damiano D’Agostino
Baldur’s Gate: una città immaginaria
Lorenzo Plini e Tomass Vadi
Dove l’immaginario incontra il reale: il caso World of Warcraft
Giacomo Conti
Mondi virtuali, apprendimento e didattica
Comitato editoriale e scientifico:
Laura Bonato (Università di Torino), Salvatore Cannizzaro (Università di Catania), Lorenzo D’Agostino (Università di Torino), Maria Teresa Mara Francese (Università di Torino), Elisabetta Genovese (Università di Torino), Cristiano Giorda (Università di Torino), Serenella Iovino (University of North Carolina at Chapel Hill), Roberto Merlo (Università di Torino), Giovanni Messina (Università di Palermo), Enrico Nicosia (Università di Messina), Stefania Palmentieri (Università di Napoli), Sandro Privitera (Università di Catania), Rehav Rubin (Hebrew University of Jerusalem), Gaetano Sabato (Università di Palermo), Daniela Santus (Università di Torino), Marcello Tanca (Università di Cagliari), Harieta Topoliceanu (Università di Iasi).
Progetto grafico di copertina: Partners, Torino
ISBN | 9788899312794 |
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Autore | a cura di Giovanni Messina e Lorenzo D’Agostino |
Anno | 2021 |
Pagine | 368 |
Casa Editrice | Nuova Trauben |