copertina caprioglio frontespizio

Miniature senza cornice. Letture russe da S. Aksakov a L. Ulickaja

Nadia Caprioglio

18,00 €

Saggistica letteraria n. 13

Categoria: .
ISBN

9788899312572

Autore

Nadia Caprioglio

Anno

2019

Pagine

224

Casa Editrice

Nuova Trauben

Descrizione prodotto

di Nadia Caprioglio

 

I brevi scritti raccolti in questo libro formano una sorta di diario minimo delle letture di una russista che vuol provare a cogliere, e a farci cogliere, quella Russia impossibile da “intendere con il senno”, come recita una delle poesie più famose e più citate scritta da Fëdor Tjutčev nel 1866.

Il titolo rivela lo spirito che li accomuna: dai grandi classici, attraverso i romanzi dell’Unione Sovietica, fino alla letteratura della Russia post-sovietica e dell’emigrazione, le Miniature non hanno una cornice. Ogni singola entità non è del tutto altra rispetto a quanto sta all’esterno dei margini, ma si trova in immediata relazione con le altre entità, in un incrocio di possibilità interpretative nuove.

 

 

Nadia Caprioglio è professore associato di Slavistica all’Università degli Studi di Torino, dove insegna Lingua e Letteratura russa. È stata Visiting Researcher presso il “Davis Center for Russian Studies” della “Harvard University” e Visiting Professor presso il Dipartimento di Studi Umanistici del Politecnico Statale “Pietro il Grande” di San Pietroburgo. Ha tradotto dal russo, in prosa (F. Dostoevskij, A. Čechov, V. Rozanov, M. Bulgakov, K. Malevič e altri) e in versi (K. Pavlova, I. Lisnjanskaja, V. Vysockij). È autrice di studi sul Simbolismo, sull’avanguardia e sulla letteratura russa moderna e contemporanea. Ha curato l’edizione degli scritti teorico-filosofici di Kazimir Malevič. Recentemente ha pubblicato diversi saggi sui rapporti fra ecologia e letteratura nell’ambito russo, tra cui il contributo al volume Antroposcenari. Storie, paesaggi, ecologie (2018). Scrive per la collana «I Libretti» del «Teatro Regio» di Torino.

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione della pubblicazione da Studi Slavistici XVII, 2020

N. Caprioglio, Miniature senza cornice. Letture russe da S. Aksakov a L. Ulickaja, Nuova Trauben, Torino 2019, pp. 223.

 

Può sembrare azzardato recensire una raccolta di recensioni, visto che si tratta di un genere di contributi che non gode ormai di buona fama. In ambito accademico queste collaborazioni sono state declassate e, di fatto, non le si considera degne di valutazione scientifica, il che non aiuta a convincere i potenziali autori a redigerle. Inoltre è opinione diffusa che sia difficile avventurarsi a scrivere stroncature: serpeggia anzi il sospetto che le recensioni costituiscano sempre un omaggio all’autore, piuttosto che la sincera esposizione di un pensiero critico e l’equilibrata valutazione di quanto si presenta al lettore. Eppure le recensioni sono portatrici di un valore informativo che va oltre la notizia dell’uscita di un libro che si ritiene interessante per gli studiosi di una specifica disciplina. In passato sono state terreno di incontro/scontro tra autori che confrontavano le loro idee prendendo spunto da un testo letterario o da un saggio per approfondire temi legati al proprio ambito di ricerca. Non mancavano scambi vivaci, colpi di fioretto o anche sciabolate, capaci di rendere la lettura più avvincente, oltrepassando di rado i limiti consentiti dal reciproco rispetto. Le recensioni animavano il dibattito culturale. Oggi questo afflato si è un po’ spento, ma non del tutto. Forse si tende anche nelle riviste scientifiche a privilegiarne soprattutto l’aspetto informativo più che quello ‘formativo’, rendendole così più simili a quelle che vengono pubblicate sui quotidiani o sui settimanali, sui quali, a dire il vero, le recensioni dimostrano una non perduta vitalità e riempiono le pagine culturali o i supplementi letterari. Proprio su “Tuttolibri”, uno dei più accreditati di questi supplementi distribuito con il quotidiano “La Stampa”, è uscita, in un arco temporale che va dal 2003 al 2018, la maggior parte delle recensioni che Nadia Caprioglio ha riunito in questo volume, il cui titolo è ispirato da quello della raccolta di versi di Lev Ozerov Ritratti senza cornice. Come spiega l’autrice: “Una recensione su un quotidiano è come una miniatura: limitata nelle dimensioni e nella forma, può trasmettere un solo argomento, una sola emozione, ma può trattare di tutto” (p. 5). In questo caso il ‘tutto’, la cornice, è rappresentato dalla letteratura russa. Il volume si articola in quattro sezioni: La Russia, L’Unione Sovietica, La Russia post-sovietica, La Russia vista da fuori. A partire da Settecento perduto. I racconti sentimentali di Nikolaj Karamzin veniamo accompagnati in un lungo viaggio editoriale che riguarda più di un centinaio di volumi e che si conclude con Il mondo libero di David Bezmozgis. Queste recensioni – talora anche di poche righe quasi fossero una sorta di pennellata che cerca di cogliere l’essenza del testo alla maniera de Il libro dei personaggi letterari di Fabio Stassi – nascono per essere lette da un pubblico variegato che probabilmente ha poca familiarità con il mondo russo. Nadia Caprioglio le ha redatte usando una lingua semplice che è testimonianza non solo di una confidenza con la parola scritta, ma anche di una grande consapevolezza critica. È una lingua che ricorda nello stile i saggi storico-letterari di Laura Satta Boschian, in cui il ritmo della narrazione è depurato da orpelli o forzature sintattiche e il periodo si dispiega con una naturalezza che rende scorrevole la lettura, pur se si trattano temi complessi. Che ci si occupi di una nuova versione del Viaggio da Pietroburgo a Mosca o della riproposizione di una traduzione di Anna Karenina, per citare dei titoli presenti nella prima sezione, Caprioglio disegna le sue recensioni cercando sempre di coinvolgere emotivamente il lettore: riassume gli elementi principali della trama e delinea i tratti psicologici dei personaggi per arrivare al cuore del testo. Babel’, Cvetaeva, Achmatova, Mandel’štam, Šalamov, Grossman, Florenskij sono alcuni degli autori ospitati nella seconda parte del volume dedicata all’Unione Sovietica. Quello che Ripellino chiamava il “martirologio” della letteratura russa viene presentato con dolorosa partecipazione, con lo sconcerto di poter solo constatare i fatti, ma anche con il forte desiderio di far emergere appieno il valore letterario di chi si trovò, incolpevole, a dover percorrere la via dei tormenti. La sezione più corposa del volume è dedicata all’epoca post-sovietica: “ogni tentativo di descriverla come un insieme di diverse strategie estetiche, processi e ricerche è legato a molteplici questioni che vanno oltre i limiti degli studi letterari. Il concetto di letteratura come ‘specchio’ della realtà sociale rimane nel passato sovietico. La letteratura post-sovietica segue un processo che sembra essere l’opposto del ‘riflesso’” (p. 9). La galleria di ritratti presentati in questa sezione è molto ampia: da Slapovskij a Kurkov, da Otrošenko a Pelevin, dalla Slavnikova alla Ulickaja. Ci viene offerto un dettagliato panorama di una letteratura che vuole scacciare i fantasmi del passato, ma al tempo stesso sembra quasi perdersi in quello che definirei una sorta di ‘irrealismo antisocialista’, in cui la distopia è d’obbligo e i toni alla pulp fiction paiono essere la norma. Completano la sezione recensioni a libri di Mauro Martini e Mario Caramitti che hanno dato un contributo molto importante per meglio comprendere la letteratura russa contemporanea. La quarta parte del volume è dedicata agli scrittori dell’emigrazione: ospita ‘classici’ quali Nabokov e Brodskij, ma anche, tra gli altri, Berberova, Makine, Kaminer e Shishkin. Un utile elenco delle Fonti, oltre a indicare la data e la testata su cui è uscita la recensione, fornisce informazioni editoriali sui volumi presenti nella raccolta. Questi elementi bibliografici possono essere molto utili sia per studiare l’apporto dell’editoria italiana alla diffusione della conoscenza della letteratura russa, sia per familiarizzarsi con i nomi dei traduttori di questi testi, a cui va il merito, spesso poco riconosciuto, di un’importantissima opera di mediazione culturale. Il volume è chiuso da un indice dei nomi a cura dell’autrice, che ha voluto corredarlo con questa riflessione: “Un indice può apparire sterile elenco di nomi, con una funzione di pura utilità. Scorrere un elenco può essere anche un’avventura intellettuale che porta la mente in un attimo da un mondo all’altro, con accostamenti inediti, aprendo sentieri inesplorati” (p. 219). Si tratta di un’affermazione riferibile senza alcuna forzatura all’intero volume che, leggendo in sequenza le recensioni quasi fossero tessere di un unico mosaico, si presenta come una storia, seppure parziale, della letteratura russa. Proprio per questo ritengo che sia un libro da consigliare agli studenti dei corsi di russo e a quanti amano leggere, in modo che possano avvicinarsi con passione allo studio della letteratura russa, e bene ha fatto Nadia Caprioglio a non temere l’azzardo di raccogliere queste recensioni in un libro che non corre il rischio di passare di moda.

Gabriele Mazzitelli

https://fupress.com/riviste/studi-slavistici/17

 

 

Nadia Caprioglio,  Miniature senza cornice
Giulia Baselica

Nadia Caprioglio, Miniature senza cornice. Letture russe da S. Aksakov a L. Ulickaja, Torino, Trauben, 2019.

Una galleria di 112 pregevoli miniature, una collezione di brevi, ma precisi ritratti di opere della letteratura russa, nei quali il nitore, appunto dell’arte miniatoria, conserva dell’originale il dettaglio e la ricchezza.

La studiosa Nadia Caprioglio ha qui raccolto un cospicuo numero di recensioni apparse su vari periodici tra il 2003 e il 2018 «sorta di diario minimo delle letture di una russista» per spalancare, idealmente, le porte di una grande biblioteca e accogliervi i lettori. Sono senza cornice, queste miniature, che quindi si collocano nell’immaginario di ognuno con armoniosa continuità: non vi è alcuna linea di demarcazione né di separatezza tra le immagini – i mondi – delle miniature e la dimensione interiore di chiunque le ospiti e, non ancora iniziato, sia desideroso di avvicinarsi per la prima volta alla letteratura russa o, già toccato dalla sua conoscenza, sia disposto a inoltrarsi nei suoi innumerevoli percorsi.

Il volume si apre con una densa Introduzione alla storia della letteratura e della cultura russa, che dai classici apparsi tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX conduce agli esiti delle talvolta audaci rielaborazioni e reinterpretazioni di temi e ispirazioni prodotte nel secondo decennio degli anni Duemila. Miniature senza cornice si compone di quattro sezioni: La Russia, prima di tutto, che racchiude i profili di opere già note, altrettante proposte di rilettura, come Il giocatore, di Fedor Dostoevskij; Anna Karenina, di Lev Tolstoj; I racconti di Pietroburgo, di Nikolaj Gogol’ insieme a narrazioni meno conosciute, ma scoperte necessarie, come Settecento perduto. I racconti sentimentali di Nikolaj Karamzin, o Adolescenza a Kazan’ di Sergej Aksakov o, ancora, Amleto e Don Chisciotte di Ivan Turgenev.

La sezione Unione Sovietica non solo presenta una rassegna delle opere narrative che rendono tragicamente grande la produzione letteraria del periodo compreso tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta (la raccolta delle opere complete di Isaac Babel’ o Le notti fiorentine di Marina Cvetaeva), ma soprattutto invita alla lettura di testimonianze, dolorose e tuttavia liriche, della «voragine del Gulag»: per esempio le memorie del filosofo, teologo e matematico Pavel Florenskij; i racconti di Varlaam Šalamov; il libro di memorie Viaggio nella vertigine di Evgenija Ginzburg, il romanzo Vita e destino di Vasilij Grossman, e propone, inoltre, una interessante, oltre che utile, sintesi di saggi biografici dedicati a Isaak Babel’, Marina Cvetaeva, Anna Achmatova, Aleksandr Solženicyn, e di monografie di carattere storico-culturale, come Sospetto e silenzio di Orlando Figes o La lanterna magica di Molotov di Rachel Polonsky.

La sezione più ampia si concentra sulla letteratura post-sovietica e segnala una vasta panoramica di titoli – quindi di temi, interrogativi, riflessioni – che se da un lato rivelano l’indiscussa vitalità delle humanae litterae in Russia, dall’altro testimoniano la continuità (o discontinuità) tra passato e presente: «nella nuova letteratura prevale, a diversi livelli, un clima di dissacrazione che ha portato alcuni scrittori a superare la stanchezza delle forme tradizionali servendosi spesso di materiale attinto alla stessa tradizione classica»: ne è un esempio Boris Akunin, con i suoi romanzi polizieschi ambientati nella ottocentesca Russia imperiale. In alcuni casi paradigmatici, come Viktor Pelevin e Vladimir Sorokin, si osserva la cinica ostentazione di un superiore distacco da ogni implicazione storica o sociale «limitandosi a tratteggiare i tormenti di quella creatura ancora tanto presente in Russia, l’homo sovieticus». Significativa la presenza delle scrittrici: Svetlana Aleksievič (insignita del premio Nobel per la letteratura nel 2015), Ljudmila Ulickaja, Ol’ga Slavnikova, Elena Čižova con il loro sguardo attento a cogliere e a riconoscere le contraddizioni dell’età presente e comunque disposte a interrogarsi sulle eterne tematiche della storia russa del XX secolo – la collettivizzazione, la Grande guerra patriottica, la stagnazione sovietica – sul valore della fede e il disvalore del denaro, sulla presa di coscienza dell’importanza del comunicare, senza tuttavia abdicare all’affabulazione e senza rinunciare a costruire delle narrazioni capaci di coinvolgere il lettore, di renderlo partecipe testimone delle loro storie.

La letteratura postsovietica è «ricca, audace, inventiva, si destreggia nel caos di un mondo che offre pochi punti di riferimento» e proprio nella indeterminatezza della contemporaneità essa pare aggrapparsi saldamente a ogni accadimento, reale o immaginario, a ogni movimento del comune sentire per costruire storie, decostruendo la realtà stessa, mantenendo costante l’attenzione verso il passato e la tradizione, accogliendone i modelli, i motivi conduttori e i punti di vista, rielaborandoli e adattandoli alla nuova realtà e al nuovo lettore (ne sono esempi i romanzi Didascalie a foto d’epoca dello scrittore ucraino Vladislav Otrošenko, «un cosacco civilizzato», e Funeral party o Daniel Stein, traduttore di Ljudmila Ulickaja); oppure adottando prospettive del tutto nuove, non di rado dissacranti e destabilizzanti (è il caso di Vladimir Sorokin e Viktor Pelevin). E permangono, poi, temi ricorrenti sia nella produzione letteraria di epoca sovietica e di natura antisovietica come la distopia, con Un fuoriclasse vero. Distopia calcistica, di Sergej Samsonov, sia nella letteratura di epoche precedenti, come il mito di Mosca, centrale nel romanzo Eccovi Mosca, dell’eclettico e quasi leggendario scrittore, prematuramente scomparso, Dmitrij Prigov; o il mito del libro, consustanziale alla sacralità della lettura e della memoria, che costituiscono in Il bibliotecario, di Michail Elizarov, la metaforica esplicitazione della presa di coscienza della competizione in atto tra fazioni rivali, determinate a «impossessarsi delle spoglie del passato reso sfumato dalla menzogna della propaganda».

La sezione conclusiva di Miniature senza cornice è intitolata La Russia vista da fuori e propone una ulteriore selezione di letture che offrono l’occasione di conoscere una Russia diversa, narrata da scrittori che la osservano da lontano e che hanno dovuto abbandonarla, come Vladimir Nabokov – del quale vengono presentati numerosi titoli, tra i meno noti, eppure interessanti, come il libro di memorie Parla, ricordo – o Nina Berberova. Qui compaiono autori che in Russia non poterono pubblicare i loro romanzi., come Jurij Družnikov, Saša Sokolov e Vasilij Aksenov, o che furono condannati all’esilio, come il poeta, saggista e drammaturgo Josif Brodskij, o lo scrittore satirico Vladimir Vojnovič. Ma è anche la Russia evocata da narratori contemporanei, come Andreï Makine, emigrato clandestinamente in Francia nel 1987 e naturalizzato francese nel 1996 dopo essere stato insignito, l’anno prima, del premio Goncourt; o Wladimir Kaminer, scrittore e giornalista russo naturalizzato tedesco; o, ancora, Anya Ulinich, scrittrice russa naturalizzata americana.

Ogni sezione contempla un approfondimento su un argomento ricorrente nelle letture presentate (per esempio Pietroburgo o Sul treno i fantasmi del Gulag per i capitoli relativi, rispettivamente, alla Russia e all’Unione Sovietica); o un’agile disamina dello stato della produzione letteraria e della sua caratterizzazione (La Russia riapre i libri o C’è un po’ di nostalgia ma si impone il realismo nel capitolo dedicato alla Russia postsovietica) o, infine, un intenso istante di raccoglimento per ricordare, in uno scritto inedito, il poeta Iosif Brodskij, a quindici anni dalla sua scomparsa.

Raffinato e incisivo contributo alla divulgazione della letteratura russa, Miniature senza cornice è una risorsa preziosa non soltanto per avvicinarsi seriamente, ma con levità, ad autori classici e contemporanei, notissimi o dimenticati, o per cogliere suggerimenti e ispirazioni per nuove letture o riletture, ma anche per conoscere e comprendere la recentissima storia dei percorsi della ricezione, da parte dell’editoria italiana, degli autori russi del passato e della contemporaneità.

https://www.ospiteingrato.unisi.it/

Informazioni aggiuntive

ISBN

9788899312572

Autore

Nadia Caprioglio

Anno

2019

Pagine

224

Casa Editrice

Nuova Trauben